1° Agosto 2018
Ad approfondire le tematiche e i significati dell’opera è lo stesso artista, il ghanese El Anatsui, in un’intervista alla Direttrice del Museo della Ceramica Tiziana Casapietra. Un’opera che collega la natura intrinseca dell’argilla, che esprime tutta la sua fragilità proprio dopo essere stata sottoposta a diverse sollecitazioni (vigorose manipolazioni e successive cotture), alla fragilità della sicurezza, considerata dello stesso artista un “bene di prima necessità estremamente vulnerabile“.
Quello di El Anatsui è un nome di assoluto rilievo per il Museo della Ceramica: tra i tantissimi riconoscimenti internazionali ricevuti dall’artista, spicca quello della Biennale di Venezia, che nel 2015 gli ha assegnato il Leone d’Oro alla Carriera: un premio che celebra i grandi successi internazionali, ma anche il fondamentale contributo alla crescita dell’arte in Africa e l’influenza positiva che ha avuto nei lavori degli artisti africani contemporanei.
Nell’intervista l’artista spiega perché abbia scelto l’argilla per parlare del tema della sicurezza e come, a 15 anni di distanza, vede il suo lavoro. Inoltre riflette sul percorso che ha portato avanti negli anni e su come quest’opera si configuri all’interno di un processo di modernizzazione del suo lavoro, legata soprattutto al digitale, che ha esplorato in opere come “Digital River” e “Digital Waterfall”.