Vincenzo Cabiati racconta Corrado Levi

14 Maggio 2018

Intervista di Tiziana Casapietra Lo stesso per tutti gli altri

Chi è Corrado Levi?

Corrado Levi è un “Re”.

 

Come è nata l’idea di questo ritratto?

Il ritratto è un suo desiderio, una committenza. Ci siamo incontrati in Salento per una residenza con altri artisti. Corrado ha visto immagini di alcune mie ceramiche di grandi dimensioni. Credo che quella visione abbia generato il suo desiderio.

 

Perché suona il violoncello?

La scelta di ritrarlo mentre suona il suo violoncello è sempre frutto del suo desiderio. Una simile committenza è un’opportunità che la “contemporaneità “ difficilmente concede e che io ho sempre sognato. Il caso ha voluto che in quella residenza fossero presenti alcuni amici (Giulia Di Lenarda fotografa, Amedeo Martegani artista editore, Federica Pamio artista) con i quali ho collaborato in altri progetti. Con loro abbiamo improvvisato un set notturno nella piazza della Basilica di Otranto. L’atmosfera di quella serata indimenticabile. Da un frame di quella esibizione notturna è nato il ritratto in ceramica.

Un dettaglio di “Corrado Levi plays Cello”, di Vincenzo Cabiati (2014)

 

Perché dici un’opportunità che la contemporaneità difficilmente concede?

Nei secoli precedenti era consuetudine commissionare ritratti, opere particolari da parte della nobiltà della chiesa o più recentemente dalla grande borghesia. In questa epoca non conosco simili consuetudini. Forse anche per il diverso ruolo dell’artista e il suo percorso progettuale. Io ho sempre desiderato potermi confrontare in un ruolo inconsueto. Questo ritratto è stata l’occasione.

 

Raccontami di quella serata ad Otranto.

Come ricordavo è stato un susseguirsi di eventi molto particolari e “benedetti” dal caso. Parlando con gli artisti con cui ero ad Otranto, ho pensato che la piazza della Basilica a maggio, di notte assolutamente deserta, fosse il luogo ideale per inscenare la performance. L’architettura, la luce tenue, che rifletteva sulla pietra leccese sia della facciata della Basilica che dei Palazzi nobiliari che circondano la piccola piazza obliqua, immergendo la scena in una dimensione dorata, il silenzio, hanno generato un’atmosfera super produttiva dove tutto, come per incanto, ha contribuito alla sequenza di foto, documentate in un libro. Da una di queste fotografie, quella in cui Corrado mentre suona volge lo sguardo verso l’alto in una enfasi ” scherzosamente” mistica è iniziato il ritratto.

 

La luminosità di quest’opera è una dominante del pezzo.

La “lama” dorata dietro alla figura di Corrado è il tentativo di addensare e restituire la luce che cadeva dall’alto sulla facciata giallastra di pietra leccese della Basilica. La scelta di usare colori metallici oro e madreperla (terzi fuochi) anche sulla figura coincide con il desiderio di portare al limite e sovrapporre la luce della scena che quella del protagonista.

 

Corrado, che effetto ti fa vederti ritratto, e quindi in qualche modo profondamente interpretato, nella scultura in ceramica di Vincenzo Cabiati?

Sono entusiasta di come Vincenzo Cabiati sia riuscito a rendere brillanti le mie profonde note. Un’altra dimensione!

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Orari

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