15 Maggio 2018
Perfettamente inserito all’interno del progetto di integrazione tra tradizione e modernità voluto dalla nuova direttrice Tiziana Casapietra, Towers di Andries Botha trova un nuovo spazio all’interno delle sale del Museo della Ceramica. Quest’opera è una rappresentazione simbolica e metaforica degli avvenimenti dell’11 settembre 2001: una data che segna un prima e un dopo, che inevitabilmente ha cambiato il nostro mondo e il modo in cui manifestiamo la nostra umanità. Con quest’opera, e anche con la scelta del materiale che ha usato, la ceramica, l’artista ha voluto esprimere proprio questo senso di distruzione e, in un certo senso di “resurrezione” dalle proprie macerie, dove vulnerabilità, forza, fragilità e brutalità si uniscono in un unico e rapido momento di sconvolgimento sociale.
L’opera dell’artista sudafricano, noto in tutto il mondo per i suoi lavori dal forte contenuto sociale, è composta da una struttura principale, una torre formata da diversi pezzi di unità di misura identici, che messi insieme vanno a creare tanti cubi che si sovrappongono e si erigono verso l’alto. Vicino alla torre di ceramica, Botha ha aggiunto un video dove quella stessa torre prima si distrugge e poi rinasce dalle sue rovine, per ricomporsi in una sorta di versione post-distruzione. Una combinazione vincente quella tra opera reale e video perché dà la possibilità non solo al visitatore di percepire l’intensità e la forza simbolica dell’opera. La distruzione è qualcosa di improvviso e devastante, proprio come avvenne quell’11 settembre a New York, ma da quelle macerie la rinascita porta a qualcosa di nuovo e forse di inaspettato, silenzioso e ancora da formarsi.