Con il termine locale “laggioni” si indicano le piastrelle in maiolica impiegate in Liguria, tra XV e XVI secolo, per rivestire pavimenti e pareti di saloni, ingressi, scale e caminetti dei palazzi signorili. Con l’arrivo a Savona, nella seconda metà del XV secolo, di ceramisti provenienti dall’Italia centrale, in prevalenza pisani e toscani, alla originaria produzione in monocromia si affianca la raffigurazione di un soggetto compiuto (cellula autonoma) dipinto su ogni singola mattonella e costituito da motivi vegetali, animali, temi araldici o mitologici.
I ceramisti liguri dipingono a pennello, su superficie piana, anche motivi dati dall’unione di quattro piastrelle (cellula dipendente) a imitazione degli azulejos ispano-islamici realizzati a rilievo mediante stampo (cuenca). Di origine islamica è il decoro costituito da nastri bianchi che formano un disegno a intrecci piuttosto complessi, al cui centro talvolta si inseriscono figure di ispirazione rinascimentale italiana, come cuori trafitti, testine, soggetti vegetali o animali.
Al fondo di questa sala si espone il pannello con Guerriero composto da quarantacinque laggioni e riferito a Antonio Tamagno da San Giminiano, attivo a Savona dai primi decenni del secolo XVI. L’esemplare faceva parte del rivestimento figurato del palazzo savonese Del Carretto Pavese, di cui altri due elementi con le immagini di Scipione e Marcello sono conservati rispettivamente a Roma (Palazzo Barberini) e Torino (Palazzo Madama).
La produzione di laggioni si spense in Liguria alla fine del Cinquecento quando furono sostituiti nelle dimore aristocratiche da marmi, affreschi, stucchi e ricche tappezzerie.
I Laggioni sono esposti nella sala 4 del Museo della Ceramica.