Dentro alla città in ceramica di Yona Friedman

Il gioiello di un gigante senza tempo 

Una collaborazione tra il Museo della Ceramica di Savona, il Dipartimento Architettura e Design dell’Università di Genova e il Fonds de Dotation Denise et Yona Friedman
Di Tiziana Casapietra

Per l’edizione 2003 della Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea invitammo, tra gli altri, a collaborare con noi Hans Ulrich Obrist che in quel periodo lavorava come curatore per l’arte contemporanea al Museo d’Arte Moderna della Città di Parigi. Scopo dei curatori coinvolti era di nominare alcuni artisti a cui avremmo proposto di collaborare con le manifatture di ceramica delle Albisole per produrre una loro opera destinata a un’esposizione biennale itinerante. Tra le figure che indicò Obrist, c’era anche Yona Friedman. 
Friedman venne ad Albisola nell’estate 2002 e rimase nella cittadina ligure il tempo necessario a realizzare il suo modello in ceramica di città in collaborazione con il laboratorio Ceramiche San Giorgio di Albissola Marina. Friedman modellò la sua opera affiancato da Giovanni Poggi titolare del laboratorio. In quei giorni con noi c’era anche Vasif Kortun, allora direttore del centro d’arte contemporanea Platform Garanti di Istanbul e anch’egli invitato in qualità di curatore a collaborare alla Biennale. Ricordo Yona Friedman come una presenza gioiosa e amichevole con cui, oltre a confrontarci sulla sua opera e ad assistere alla sua realizzazione, abbiamo visitato i principali centri d’arte della zona e trascorso piacevoli momenti insieme discutendo di arte, architettura e della sua visione del mondo.

Attraverso il lavoro proposto, Yona Friedman intendeva tradurre in ceramica, un materiale che ha definito la storia passata e presente di questa zona del ponente ligure, la sua idea di “Città Spaziale”. Con questo concetto, Friedman, già alla fine degli anni Sessanta, introduceva la sua visione di uno spazio urbano sopraelevato dove le persone potessero vivere e lavorare in abitazioni di propria progettazione e le città evolversi e crescere limitando l’uso del suolo. 

Friedman ha trascorso la sua lunga vita a sollecitare proprio una nuova visione dell’architettura che lui immaginava come un’accumulazione casuale di spazi ed edifici ideati liberamente dai loro stessi abitanti. A questo proposito vorrei qui riportare alcune parti del testo che lui stesso scrisse sul modello di città in ceramica intitolato Città e realizzato ad Albisola. 

“È piuttosto difficile visualizzare questo tipo di architettura spontanea, casuale e non progettata, se non attraverso modelli. I modelli architettonici possono essere, in definitiva, opere d’arte. Per quanto mi riguarda, in generale, faccio uso di tutti i tipi di materiali che in origine non sono destinati alla costruzione di modelli: sughero, scatole, mosaici, rotoli di carta, intelaiature per paralumi, eccetera. Mi ha fatto ovviamente piacere quando mi è stato chiesto di provare a utilizzare la ceramica.” 

Nelle parole seguenti Friedman parla della sua visione dell’architettura e dell’arte, di come la versatilità del materiale ceramico lo abbiano agevolato nella sperimentazione di quella che lui definisce l’“estetica dell’inesattezza e dell’irregolarià”. 

“I miei modelli di città in ceramica sono molto lontani dalle rappresentazioni realistiche (nel senso dell’architettura che si vede per le strade). Come materiale, con la sua versatilità e pesantezza, la ceramica mi ha suggerito nuove forme, molto diverse dai disegni progettuali di cui dovrebbe essere la rappresentazione. L’accento batte soprattutto sul piano delle idee. Le composizioni spaziali che ho plasmato in ceramica, mi hanno portato a staccarmi dalle forme regolari e dalla precisione industriale per aprire a un’estetica dell’inesattezza e dell’irregolarità. La differenza è simile a quella che passa tra le costruzioni vernacolari in argilla e in fango seccato e i ‘prefabbricati’ industriali. Non so se gli oggetti che ho realizzato in argilla siano belli, oppure no (come si può definire la ‘bellezza’?). Ciò che spero, è che possano stimolare qualcuno (persino gli architetti) a continuare su questa linea di pensiero, scoprendo nuovi potenziali per gli ambienti fabbricati dall’uomo.”

Dal 2014 Città fa parte della collezione permanente del Museo della Ceramica di Savona. Quando, nel 2018, ho iniziato a lavorare al Museo mi sono chiesta come quest’opera potesse essere valorizzata utilizzando le tecnologie oggi a disposizione. Mi pareva che sarebbe stato bello provare a vivere all’interno di una città in ceramica, così come l’aveva immaginata Friedman, e ho pensato che probabilmente con l’ausilio dei visori in realtà virtuale avremmo potuto sperimentare qualcosa di simile. 

Ho quindi chiesto al Prof. Niccolò Casiddu, direttore del Dipartimento Architettura e Design dell’Università di Genova, di provare a immaginare insieme a noi un modo di simulare la visita alla città, che permettesse ai visitatori di farsi piccoli piccoli, entrare dentro a quel modello in ceramica e che venissero guidati alla scoperta della “Città Spaziale” dallo stesso Friedman. “Ciao Niccolò. Mi piacerebbe far navigare il visitatore dentro le città in ceramica di Yona Friedman. Dentro la città vorrei incontrare lui che ci parla delle sue utopie. In allegato i suoi pezzi in ceramica che abbiamo al Museo. Ti aspetto. T.” 23/02/2018

Prima di procedere con il progetto abbiamo interpellato Friedman, allora già molto anziano, che si dimostrò subito entusiasta della proposta, non aspettando l’ora di vedere come gli studenti dell’università avrebbero interpretato il suo lavoro utilizzando le nuove tecnologie. “Cara Tiziana, grazie per il tuo messaggio. Penso che la presentazione in realtà virtuale sia uno strumento eccellente. Ho visto altri miei modelli attraverso questo sistema e sono molto curioso di vedere i modelli in ceramica con gli stessi strumenti. Penso sia il modo migliore per presentare l’architettura. Mi ha fatto piacere avere le foto, mi sono piaciute. Sono fino all’inizio di marzo a Pasadena, con mia figlia.
Proverò a girare un breve video selfie da mandarti. Hai una data di scadenza? Un caro saluto, Yona”. 25/06/2018

Una volta ricevuta la risposta positiva di Friedman, il professor Casiddu ha iniziato a coinvolgere un gruppo di giovani ricercatori del suo dipartimento e il progetto di sperimentazione è stato avviato. Gli studenti sono venuti al Museo per confrontarsi con l’opera e immaginare quale tipo di esperienza offrire a coloro che avrebbero indossato i visori per la realtà virtuale per visitare la città di Friedman e viverla dall’interno. 

Purtroppo nel frattempo due fatti importanti sono accaduti. Il primo è stato l’aggravarsi delle condizioni di salute di Friedman che ha condotto alla sua scomparsa. Pur riuscendo a seguire e contribuire all’avvio della nostra sperimentazione, non gli è stato possibile vederne né l’evoluzione né la conclusione. Per fortuna due persone a lui molto vicine, la figlia Marianne Polonsky Friedman e il suo stretto collaboratore Jean Baptiste Decavele, hanno continuato a seguire il progetto da vicino con la stessa attenzione ed empatia. Oltre alla lunga conversazione che ho realizzato con Marianne Friedman in cui, con intensità e generosità, ci ha parlato di suo padre visto con gli occhi di una figlia LINK, Decavele ci ha gentilmente concesso di poter presentare al nostro pubblico il film da lui realizzato “A Home” in cui Yona Friedman condivide con il pubblico la sua visione dell’architettura e del mondo. Decavele ci ha anche fornito le immagini dei disegni di Friedman che illustrano il concetto di Città Spaziale e che sono stati inclusi nell’esperienza virtuale.


A home is not a house
“…to make a home, you have to improvise, a home is not a house…” 
 Yona Friedman.

Il secondo fatto che ha caratterizzato questo progetto di sperimentazione tra il Museo e l’Università è stata la pandemia che ha rallentato i contatti, costretto tutti noi a lavorare da remoto e condividere le varie fasi di lavoro incontrandoci sulle piattaforme disponibili su Internet. 

Oggi che il progetto di visita virtuale a Città è ultimato, può essere parzialmente apprezzabile attraverso una breve demo disponibile online a questa pagina. L’esperienza virtuale completa, fruibile attraverso gli appositi occhiali, potrà essere possibile non appena le restrizioni dovute alla pandemia lo consentiranno.

La nostra speranza è che presto sia possibile, a tutti coloro che lo desiderino, venire al Museo, apprezzare dal vivo il gioiello in ceramica di Yona Friedman, per poi perdersi nella visita virtuale della sua città lasciandosi condurre dalle sue stesse parole. Gli studenti sono entrati in punta di piedi dentro a questo progetto conoscendo la grandezza di questo gigante dell’architettura e del pensiero contemporaneo. All’inizio avevano immaginato di inserire anche la figura intera di Friedman dentro alla sua città. Poi però, dopo la sua scomparsa, hanno pensato che fosse più rispettoso lasciare solo le sue parole accompagnate da un suono. L’esperienza che hanno costruito è onirica, spaesante; il suono  evocativo che accompagna il percorso dentro alla loro ricostruzione virtuale della città è stato realizzato con strumenti in ceramica da Jorge Hernandez. Mentre la struggente parlata di un Friedman già molto anziano che ci conduce dentro alla sua visione dell’architettura e del mondo, è stata cortesemente fornita dal Louisiana Channel. “Spesso mi viene chiesto quale dovrebbe essere il mio consiglio per un giovane architetto: la prima cosa è capire che non è l’architetto la persona importante nel processo. Adattati, impara ad adattarti al contesto e ricorda che il contesto è molto più complicato di come lo senti o lo vedi sui libri di testo, per capirlo devi viverlo direttamente e accettarlo. Quindi il mio consiglio è molto semplice, l’architetto può essere l’artista.”

Credo che gli studenti siano riusciti a interpretare in modo eccellente le parole di Yona e sono sicura che lui, dalla sua “Città Spaziale” celeste, ne sia entusiasta.

Savona, 23 Luglio 2021
Tiziana Casapietra


A questi link puoi:

 


Yona Friedman

Yona Friedman (1923-2019) è stato un architetto francese di origine ungherese. A partire dal 1958 con il manifesto “L’Architettura Mobile” ha formulato e sostenuto l’idea che l’abitante debba essere l’unico ideatore dei propri locali abitativi. Le sue teorie hanno influenzato gruppi d’avanguardia come il Metabolismo giapponese, Archigram e molti altri. Il suo lavoro è stato oggetto di molteplici mostre e retrospettive e ha partecipato a varie Biennali; tra le mostre personali si ricorda quella al MAXXI di Roma nel 2017 e l’esposizione “Summer House” del 2016 alla Serpentine Gallery di Londra. I suoi disegni e modelli fanno parte delle collezioni permanenti del MOMA di New York, del Centre Pompidou di Parigi, del Victoria and Albert Museum di Londra e del Getty Institute di Los Angeles.

Ha ricevuto, tra gli altri premi, il Premio per l’Architettura dell’Accademia di Berlino, il Gran Premio per il Design del Primo Ministro del Giappone, il premio “Scroll of Honor” del programma Habitat dell’ONU. È stato nominato Membro Onorario della Royal Academy de L’Aia e Commendatore dell’Ordine Nazionale delle Arti e delle Lettere in Francia.

Ha insegnato al MIT, ad Harvard, a Princeton, alla Columbia, all’UCLA e a Berkeley e presso altre istituzioni. Il suo lavoro continua a ispirare la nuova generazione di ricercatori e architetti a cui insegna ad assumersi le proprie responsabilità nei confronti dei cittadini e del pianeta.


Credit immagini e video (in ordine di apparizione):

1- Yona Friedman, “Città”, 2003
2- Da sinistra: Giovanni Poggi, Vasif Kortun, Tiziana Casapietra e Yona Friedman alle Ceramiche San Giorgio (Albissola Marina, Savona)
3- Yona Friedman e Giovanni Poggi alla Fabbrica San Giorgio di Albissola Marina alle Ceramiche San Giorgio (Albissola Marina, Savona)
4- Niccolò Casiddu, Tiziana Casapietra, Marco Ferrante e Omar Tonella al Museo della Ceramica di Savona
5- I ricercatori del DAD dell’Università di Genova al lavoro
6- Gli appunti dei ricercatori del DAD dell’Università di Genova
7- Film “A home is not a house”, Film de Jean-Baptiste Decavèle, avec Yona Friedman, 2018. Film FCF 310 du corpus Collection, Fragments Courtesy:Fonds de Dotation Denise et Yona Friedman, et Jean-Baptiste Decavèle, tous droits réservés © 2018. È assolutamente vietato dalla legge scaricare da internet contenuti (film) coperti da copyright, senza l’autorizzazione del titolare dei diritti d’autore.
8- Carmen Andriani, Tiziana Casapietra, Niccolò Casiddu e Maria Cecilia Reyes durante la prova del visore presso il DAD dell’Università di Genova
9- Un estratto della visita virtuale all’opera “Città” di Yona Friedman (anteprima)
10- Yona Friedman, di “Ville Spatiale” (disegni). Courtesy Fonds de Dotation Denise et Yona Friedman.
11- Yona Friedman, di “Ville Spatiale” (disegni). Courtesy Fonds de Dotation Denise et Yona Friedman.
12- Yona Friedman, di “Ville Spatiale” (disegni). Courtesy Fonds de Dotation Denise et Yona Friedman.


Redazione a cura di Giulia Macchiarella


Il progetto “Dentro la città in ceramica di Yona Friedman” è il risultato di una collaborazione tra

                     

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