Venere e Marte sorpresi da Vulcano

Giovanni Battista Carlone
prima metà del sec. XVII
Liguria, Genova

In breve

Il grande dipinto raffigurante Venere e Marte sorpresi da Vulcano, riprende fedelmente il giocoso e scoperto erotismo del tema trascritto dalle Metamorfosi di Ovidio.

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Approfondimento

Il mito racconta di Vulcano, marito di Venere, che avvertito da Mercurio del tradimento della bellissima moglie con Marte, forgia una rete invisibile da posare sul letto coniugale. Fatto ciò il dio si nasconde e i due amanti, ignari dell’inganno, si adagiano nudi sul letto, finendo così intrappolati dalle magiche catene. A questo punto Vulcano chiama gli dei perché assistano alla scandalosa scena.
In questo racconto, l’opera pone al centro della tela il dorso nudo del dio del fuoco, inginocchiato e rivolto verso l’imponente letto sul quale giacciono Venere e Marte imprigionati dalla rete. In alto a sinistra sono raffigurati gli dei che assistono alla scena, mentre in basso sono appoggiate la corazza e le armi deposte da Marte. La tela esprime con efficacia le doti di illustratore di Giovanni Battista Carlone, affermato pittore dalla cui bottega uscirono opere di tipo narrativo adeguate, sia alle esigenze religiose, sia a quelle celebrative della committenza pubblica e privata. Non si conosce l’originaria destinazione dell’opera, donata alla Pinacoteca nel 1879 insieme a Bacco, Arianna e Venere, egualmente attribuito al Carlone.

Specifiche

Artista: Giovanni Battista Carlone (Genova, 1594-1677)
Materiale: Olio su tela
Dimensioni: cm 197 x 245
Collocazione: Pinacoteca Civica di Savona (Sala 14)

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