6 Settembre 2018
La fonte di ispirazione di queste maioliche è la Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, nell’edizione pubblicata nel 1617 a Genova, illustrata da 20 incisioni realizzate a bulino da Camillo Cungio, tratte dai disegni del pittore genovese Bernardo Castello.
La raffigurazione del primo piatto si ispira al canto VIII del poema, con Aliprando che narra a Goffredo di Buglione, Pietro l’Eremita e altri personaggi la possibile morte di Rinaldo, al quale appartengono le armi che si vedono in primo piano. Questa ceramica, seppure priva di marca, è chiaramente riconducibile a una manifattura di Savona o Albisola; il suo ignoto pittore mostra personali doti interpretative che gli consentono di confererire plasticità alle figure e dinamicità all’intera composizione.
Piatto, seconda metà XVII secolo – Manifattura di Savona
Il secondo piatto, ispirato al canto IX della Gerusalemme, raffigura l’attacco di Solimano, all’accampamento dei cristiani, che viene salvato dall’intervento dell’Arcangelo Michele. Sul verso dell’esemplare è presente il marchio di fabbrica: la Lanterna, simbolo della società Chiodo-Peirano di Savona. A dominare la scena è l’affollata rappresentazione della battaglia, spazialmente ricostruita in aderenza alla fonte.
Piatto, seconda metà XVII secolo – Manifattura di Savona
Queste opere, riferite dalla critica ad ambito guidoboniano, testimoniano l’elevato livello qualitativo raggiunto, anche nella policromia, dalla maiolica ligure di epoca barocca e ne confermano il ruolo di protagonista a livello nazionale nel corso del Seicento.